APOCALISSE Z di Manel Loureiro

La prima cosa che vorrei dire a Loureiro è grazie. Grazie per aver finalmente dotato di intelligenza un personaggio di fantasia alle prese con i putridi cannibali.
Ovviamente sono un fan di The Walking Dead (e beh, se la mia seconda recensione tratta un altro libro sugli zombie...), mi sono appassionato subito alle vicende del Ka-Tet di Rick Grimes, ma nemmeno loro mi hanno regalato la gioia di vederli andarsene in giro con addosso qualcosa che facesse almeno finta di proteggerli dai morsi dei cadaveri ambulanti. Macché, fino ad un paio di stagioni fa quel pazzo di Daryl se ne andava addirittura in giro a bordo di un chopper chiassosissimo e con un manubrio modello “ascella al vento” che rendeva la moto agile come un ippopotamo col bacino ingessato, ma soprattutto con le braccia scoperte perché anche se il mondo è andato a donnine e i morti viventi bramosi di carne umana spadroneggiano in ogni dove, lui deve fare comunque il figo ed indossare il suo smanicato di pelle alla Hell's Angels.
L'avvocato protagonista dei tre libri di Loureiro (di cui non è dato conoscere il nome, e non chiedetemi il perché) ha decisamente più sale in zucca del balestriere di Kirkman, ed ha avuto l'idea più cazzuta di sempre per tenersi al sicuro dai denti marci dei morti: una bella muta in neoprene! Durante i miei viaggi mentali mi sono sempre chiesto cosa sarebbe stato più utile indossare semmai le strade fossero state invase di zombie, e le idee erano tante, ma sostanzialmente pensavo sempre a qualcosa di rigido. Mai, nemmeno una volta, ho pensato ad una muta, ma appena l'avvocato ne ha indossata una non ho potuto non riconoscerne la genialità. Elastica quanto basta per non intralciare troppo i movimenti, e gommosa a tal punto da inibire qualsiasi tentativo di morso o graffio, e in più ricopre tutto il corpo! Certo, esteticamente non è il massimo della figaggine, e in estate deve far sudare peggio che in un bagno turco, ma penso proprio che lo stile non sia un concetto di cui i putridi s'interessino. Per cui bravo Loureiro, hai vinto a mani basse!

Ma a parte l'aver trovato l'esoscheletro anti-zombie perfetto, che altro di buono ha messo nei suoi tre libri l'avvocato spagnolo? Intanto va precisato che il primo libro non è nato come tale, bensì come esperimento blog (altra trovata geniale), nel quale l'autore raccontava la vita di questo alterego: il successo di pubblico è stato tale che il passo da blog a libro si è fatto praticamente dovuto. Non è che la storia parta benissimo eh, le prime fasi nelle quali la vita del protagonista scorre ancora tranquilla sono asettiche, introducono una figura abbastanza banale, il classico giovane vedovo alle prese col dolore per la perdita ancora fresco, salvato dal baratro della depressione dalle effusioni del suo gatto dal nome improponibile, Lucullo, che trascrive nel suo diario il piatto trascorrere di tutti i giorni.
Tranquilli, non va avanti così per molto, e tra l'altro la cosa ha il suo perché.
Infatti questa fase serve ad introdurre le prime avvisaglie di quello che da lì a poco si sarebbe scatenato nella vita del protagonista, il quale vedrà la società così come noi la conosciamo scivolare piano, ma inesorabilmente, verso un baratro di orrore inimmaginabile. Quella che inizialmente sarà una notizia da seconda pagina come tante, assumerà giorno per giorno contorni sempre più grandi e oscuri, come la classica palla di neve che scendendo a valle diventa via via più grossa,. Personalmente ho trovato molto ben costruita questa parte che riesce a trasmettere benissimo la crescente angoscia che attanaglia l'animo del protagonista. Da una parte le notizie frammentarie e spesso contrastanti dei canali ufficiali, dall'altra il web con le sue innumerevoli fonti che cerca di raccontare quello che i governi stanno disperatamente tentando di tenere nascosto. Ma di che si tratta? Le ipotesi si susseguono in una gara a chi la spara più grossa, ma intanto la Russia chiuso i propri confini, indetto il silenzio stampa ed ha instaurato la legge marziale (a voler fare gli intellettuali potremmo leggere la classica critica verso le politiche occidentali, ma sta minestra ha stufato). Inesorabile come il fuoco tra le sterpaglie, il caos si estenderà via via in tutto il mondo, dapprima nei paesi confinanti presi d'assalto da una marea di profughi in fuga da un pericolo ancora occulto, e poi sempre più lontano.
E' da lodare lo sforzo dell'autore nel voler creare uno scenario plausibile all'interno del quale la pandemia riesce ad esplodere in maniera tanto violenta e fulminea, ma qualche forzatura c'è. Tuttavia la storia prende velocità in maniera costante, e cattura riuscendo a farsi apprezzare e regalando anche dei momenti gustosamente macabri e ansiogeni. Loureiro ha una buona capacità di orchestrazione e buon gusto nel dipingere atmosfere cupe (da citare l'ospedale del primo capitolo e il viaggio in treno nel terzo, roba tosta), ma ha la manica un tantino troppo larga nel dispensare botte di culo al suo alterego. Se “sfortunatamente” dopo un anno di inutilizzo la batteria di quel mezzo è a terra è sicuro che nelle immediate vicinanze ce ne sarà un'altra pronta all'uso; se il serbatoio non è già pieno, di certo avrà una riserva decisamente generosa; se la strada s'interrompe di colpo sta pur certo che su un tetto lì vicino ci sarà un elicottero in attesa (con batteria carica e serbatoio pieno!). Insomma, il diavolo e le sue legioni saranno pure risaliti dagli inferi per far baldoria, ma il nostro avvocato può contare su un esercito di angeli custodi.
E a proposito di angeli custodi vorrei spendere due parole sul coprotagonista: Victor Pritchenko. Dalle fattezze asterixiane, è a sua insaputa la più grossa botta di culo che capiterà al protagonista durante tutta la trilogia. Benché sia ucraino parla spagnolo, e si da il caso che sia un ex guerrigliere di grande esperienza che s'è fatto le ossa contro i ceceni. Chi non vorrebbe uno così al proprio fianco in una situazione del genere? Ma le mille doti del piccolo biondino non finisco qui, perché è anche un ottimo pilota di elicotteri, cosa che si rivelerà (ovviamente) di vitale importanza. Eh oh, se vuoi essere la botta di culo numero 1 devi sapere il fatto tuo. Ma la caratterizzazione del personaggio è accattivante, il tipico duro ma giusto che funziona sempre. Memorabili le sue parole nel terzo capitolo, quando si rivolge al capo degli ariani, di quelle che ti strappano un “BOOOOOM” di prepotenza. Cazzuto e cattivo.

Tornando alla storia, essa si dipana tra situazioni molto variegate e incalzanti, che prendono vita in una lunga serie di scenari differenti e ben congeniati, con un alternarsi di spazi aperti e chiusi che aiutano a mantenere il ritmo su buoni livelli per gran parte del tempo. L'affresco che Loureiro ci regala è di grande impatto: la devastazione e la morte regnano incontrastate, non solo gli infetti ma anche i luoghi che i personaggi attraversano sembrano cadaveri in avanzato stato di decomposizione. E' una penna generosa e “viva” (mai aggettivo fu più inopportuno) quella dell'autore spagnolo, che riesce bene anche nell'orchestrare le dinamiche umane. I personaggi principali non sono gli unici sopravvissuti, ma in più di un'occasione si ritroveranno a desiderare di esserlo stati, in quanto la pandemia è stata un agente della selezione naturale infido che ha lasciato in vita non solo i più forti, ma anche i più stronzi. Anche in questo contesto l'autore riesce a non essere banale, anzi si potrebbe dire che nel terzo capitolo ecceda un tantino in originalità. Ma preferisco un pizzico di stravaganza di troppo ad un storia telefonata.

E' stata una piacevole scoperta, Apocalisse Z si fa leggere con gusto, nella sua volontà di rendere le dinamiche delle pandemia plausibili ho sentito echi di quella perla irraggiungibile che è World War Z, anche se non siamo agli stessi livelli qualitativi. Ma è certamente un'opera che non deve mancare nella libreria di uno zombofilo che si rispetti, su questo non ci piove.


VOTO 7,5-8


In quel momento stavamo passando di fianco allo stadio Santiago di Bernabéu. Tutte le entrate e le uscite erano bloccate da veicoli pesanti e container, e la concentrazione di corpi putrefatti sui marciapiedi che circondavano il gigantesco campo era molto maggiore che altrove […] L'erba del campo era diventata un'enorme distesa di fango, coperta per più di metà della sue estensione da decine di piccole collinette irregolari e, in un angolo, dove probabilmente c'era una delle porte, qualcuno, usando le sedie strappate dalle gradinate, aveva disegnato un enorme messaggio che diceva:
AIUTO.
<<Cosa diavolo sono quelli?>> […]
<<Tombe. E' un cimitero.>>"

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